Centinaia di leggerissime catene in alluminio compongono il disegno di Serena Confalonieri
23/03/2017 – La facciata di Archiproducts Milano cambia pelle. Nuove cromie glamour e cifra stilistica al femminile. Diego Grandi, autore del progetto realizzato per l’edizione 2016, lascia il testimone alla giovane designer milanese Serena Confalonieri che disegna Architypes, un pattern geometrico composto da centinaia di leggerissime catene in alluminio Kriskadecor color oro, nero, pink-copper e silver.
“Ho accettato con entusiasmo l’invito – racconta la designer – non solo per l’importanza del progetto, ma anche per il materiale con cui verrà realizzato. Le catene metalliche, apparentemente fredde, riservano in realtà molte possibilità a livello decorativo ed espressivo”.
Architypes è un inedito disegno che parla il linguaggio di architetti e designer e si ispira, sia nella grafica che nelle tonalità, ai tratti tipici del Bauhaus, dell’Art Decò e delle geometrie vivaci di Gio Ponti.
“Mi sono divertita a comporre la grafica attingendo alla simbologia dei disegni architettonici: porte, finestre, scale, pianerottoli, archi, merli, simboli elettrici e arredi. Giocando con i colori e con le composizioni ho creato un’immagine caleidoscopica in cui, ad ogni sguardo, è possibile scoprire un elemento diverso”. È così che la giovane designer descrive Architypes.
Le cromie del pattern sono in netto contrasto con la superficie total black del building firmata Oikos.
“Ho voluto mantenere una continuità con l’immagine di Archiproducts utilizzando il nero e il giallo, i suoi colori istituzionali. Allo stesso tempo ho pensato anche ad ammorbidire questo contrasto inserendo dei colori tenui, come il rosa e il grigio, che spostassero l’estetica di questo progetto verso l’espressione di un incontro tra l’aspetto tecnico e quello decorativo”.
La particolarità del materiale, dinamico e mutevole, ha spinto la designer ad utilizzare colori che si rifanno alla purezza dei metalli, in modo da impreziosire ulteriormente il decoro e rendere la riflessione della luce nei vari momenti della giornata elemento fondamentale del progetto.
“L’approccio nel creare una superficie dinamica con centinaia di catene metalliche in movimento – racconta Serena – non è stato differente dall’approccio che solitamente adopero con una superficie statica. In questo caso è stata la scala a fare la differenza. Lavorare su una facciata comporta infatti un’analisi architettonica della superficie su cui va ad “appoggiarsi”, poiché ha già in sé i suoi segni, le sue proporzioni, ed essendo un elemento architettonico, anche una sua vita.
Per questo ho ragionato su una modularità che si basasse proprio sul ritmo della facciata, in modo da assecondare i suoi cambiamenti durante la giornata. Ho inoltre fatto in modo che di adattasse alle linee delle finestre e dei cornicioni, in un dialogo costante tra superficie e rivestimento”.